venerdì 23 settembre 2005

Le "VERANDE" del professore

merda intorno a me, merda dappertutto.

ecco, di nuovo pallide giornate senza senso, piene solo di quel groviglio di pensieri inutili in cui ti perdi per la sottile e nascosta vena masochista che ti appartiene, e ti vuole fare arrabbiare per forza per stupidaggini.

voglio a tal proposito commentare la situazione in cui galleggio adesso parafrasando una lezione di Baricco in city, -lezione di nome e di fatto,in quanto parole messe in bocca al professor Bandini ma di una tale sconcertante verità da sputtanarti in una sorta di poesia in prosa quello che siamo, e che saremo, e che siamo stati.

premetto che l'immagine che il prof. ha della condizione umana è la seguente:
"gli uomini hanno case, ma sono verande", ovvero che " gli uomini stanno sulla veranda della propria vita(esuli quindi da se stessi) e che questo è l'unico modo possibile per loro di difendere la propria vita dal mondo, giacchè se solo si azzardassero a rientrare in casa (e ad essere se stessi, dunque) immediatamente quella casa.. si trasformerebbe in trappola mortale, ragion per cui la gente si affretta ad uscire sulla veranda ( e dunque da sè stessa) riprendendo posizione là dove solo le è dato di arrestare l'invasione del mondo, salvando quanto meno l'idea di una propria casa, pur nella rassegnazione di saper , quella casa, inabitabile".

da qui l'invito sacro come un comandamento di pensare e farsi ognuno un piccolo esame di coscienza, e cercare di essere quantomeno un pò più onesti, se non altro con noi stessi.

chiuderei con la fervida e amara riflessione dello stesso professore- che io adoro anche se so che è di carta e inchiostro-
"..se ci pensi, pensa alle case vuote, a centinaia, dietro la facia della gente, alle spalle di ogni veranda, migliaiai di case perfettamente in ordine, e vuote, pensa l'aria lì dentro, e gli oggetti
, la luce che cambia, tutto che accade per nessuno, luoghi orfani, loro che sarebbero I LUOGHI, gli unici veri, ma quella curiosa urbanistica del destino li ha immaginati come tarlature del mondo, incavi abbandonati sotto la superficie della coscienza, se ci pensi, che mistero ne è di loro, dei luoghi veri, del mio luogo vero, dove sono finito IO mentre ero qui a difendermi, non ti succede mai di chiedertelo?, chissà come sto IO?, mentre tu sei lì a dondolare, a riparare pezzi di tetto, a lucidare il tuo fucile e salutare la gente che passa, di colpo, ti viene in mente quella domanda
chissà come sto, IO?
vorrei sapere solo questo
come sto IO?
qualcuno sa se sono buono , o vecchio, qualcuno sa se sono VIVO?"

io mi sa che ogni tanto un salto in casa lo faccio, - e lo faccio fare-anche se fa male.
adesso però fatemi entrare anche voi, sono stanca di dondolare sulle vostre sedie di legno bevendo bocce di vino e giocando a carte per scampare alla noia.

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