mercoledì 25 maggio 2005

Sono solo STANCA

Sono stanca, ma stanca davvero.
Stanca perchè fuori uno pseudo sole continua a splendere e inonda tutto di una luce bianca che acceca...e io invece mi acceco sul bianco di fogli da scrivere e pagine da leggere...
Stanca della pochezza delle persone che ci sono intorno a me, che mi riempiono anima e corpo col loro niente e con i loro discorsi fatti di aria, tanto che poi non riesco mai a capire dove finisca il loro vuoto e dove inizi il mio..
Stanca di gente che credo più matura perchè anagraficamente più grande di me, e invece scopro sempre più fragile, sempre più effimera, sempre più piena di quelle preoccupazioni senza significato e ragione, che vive di sogni come fosse in terza elementare, il cui unico pensiero è stupire, shockare, sperimentare, sbuffare, attirare l'attenzione e lamentarsi di tutto e tutti, rimpiangendo un passato che non è meno falso di quanto sia il presente.

Ma non tocca a me dispensare giudizi, e sì che sono bene pronta a parlare perchè la lingua, purtroppo o per fortuna, ce l'ho lunga pure io...

Forse il problema invece sono io.
Non è vittimismo.E' semplice analisi.(o psicoanalisi?)
Non so, non so niente, sarà perchè anche se sono sveglia le mie palpebre divengono pesanti ogni minuto di più, sarà perchè in effetti avrei bisogno di stare magari un pò da sola.
Sola, a prendere uno ad uno i pensieri cattivi, le immagini passate e le delusioni presenti, e guardarli piano piano.
Bagnarli di pianto, magari, e poi lasciarli seccare lenti, in modo da fargli perdere consistenza..
e sentirmi leggera, perchè non lo nascondo, a volte il cuore pesa, e il tempo mi sbarra la strada, questo tempo che non si può fermare e che spaventa.
ma a che serve piangere e gridare, a cosa dimenarsi e sferrare calci, o scrivere di notte con la luce della luna, se alla gente non importa...se gli uomini più li capisci, più è difficile amarli e sentirsene parte..e non vergognarsi di appartenere ad una schiera di anime cieche, che inseguono una bandiera bianca e non hanno direzione.
Eppure sei la prima a mescolarti alla massa, perchè così è comodo.
Qualcuno ti osserva da lontano, ma tu sei un semplice volto nella folla, senza nome nè voce, e soltanto una gran pena rivelano gli occhi di colui che, rivolto a chi ti sta osservando esclama:
"non ti curar di lor, ma guarda e passa".

mercoledì 11 maggio 2005

Troppo tardi

ebbene sì...è arrivato il periodo degli esami...
akkompagnato dal solito immankabile esaurimento nervoso...proprio quello ke ti porta a piangere e ridere insieme....
come quando ridi una risata lunga un pianto, e vorresti singhiozzare, ma il dolore è troppo forte per sollevarti il petto e allora tenta piccoli sforzi che ti aprono all'aria che non vuoi...
allora ridi,- vorresti urlare-, e vuoi correre d'improvviso kon le braccia aperte, poi buttarti su una spiaggia lasciando la testa ciondolare come un pendolo inerme, senza più fulcro...e in quel silenzio udirei solo le tue parole ripeterti che ce la devi, che ce la puoi fare....anche se nella testa sai di non essere poi ankora pronta per affrontare sta vita del kazzo che tutti dikono vada la pena viversela...

io non so.perchè ci sono giorni, kome oggi ad esempio, in cui l'aver respirato mi sembra la sola cosa utile che abbia potuto mettere in atto...
e guarda kaso, il respirare è un movimento involontario.mi rieskono bene solo quelli.
Come del resto il farmi battere il cuore a intervalli regolari.
e il pensare.

il pensare con l'inconscio, quello mi riesce di fare, l'ennesima prova di kome tutto
abbia un filo logico nel mio copione.
inconscio, incoscienza, incoscente..ekko spiegato, meglio che in un teorema matematiko, dalla sola radice che lega queste tre parole, il perchè mi sembra di non avere mai una coscienza.
di quella da interrogare così, come adesso mi serirebbe, quanto basta per potersi dire che, in fondo, si è una brava persona, che nella vita è normale compiere sbagli, che sbagliando si impara...e che non è mai troppo tardi per cambiare.
Invece non ce n'è ,non ne sento il peso nemmeno se provo a immaginarmela,e se adesso un qualsiasi Bartleboom venisse a chiedermi
-Che cosa aspetta, madam?
-Che sia troppo tardi.
gli risponderei, con un lentissimo cenno del capo,
non avendo il coraggio di sollevare gli occhi perchè non è un uomo, che mi porge questa domanda, ma Io stessa.
e allora che vada come vuole, deve o può andare, tirino pure i loro dadi gli dei,e questi, nel loro rotolare cosmico, giochino a scambiarmi di ruolo sul palcoscenico.

è quasi notte.
sono sola in una stanza buia.
e aspetto.