giovedì 15 luglio 2010

Siempre me quedarà

la voz suave del mar, volver a respirar la lluvia que caerà sobre este cuerpo y mojara la flor que crece en mi...

sono di nuovo al punto di partenza, forse di arrivo, ma continuo ancora ad avere problemi di segnaletica, non già di direzione.
La direzione purtroppo la conosce anche il cuscino, nonostante cerchiamo di rimetterla poco a poco a posto...(del resto, a che giova?)

C'è ancora molto da capire...c'è ancora tanto da pensare...
E il non riuscire a fidarsi mai, e pensare che pensare a sè stessi sia impossibile.

Forse ha ragione Simone Weil: trattare gli uomini come uno spettacolo fantastico, ecc...
E poi più avanti: Impara a vivere la tua solitudine.
E ancora: le persone che amiamo esistono (o devono esistere) per noi come opere d'arte. Non devono aggiungere né togliere alla nostra vita. Loro hanno il privilegio di ricordarci che ci sono, e basta così.

Eppure, oppure, seppure..qualcuno c'è stato e ci sarà, o forse c'è, ma è un discorso altro, non c'è presente e noi viviamo di proiezioni meta e intertemporali questa è la realtà.
Ci svegliamo la mattina sorridendo perché le vacanze sono vicine, eppure se guardiamo a ieri ci rendiamo conto che la fuffa non cambia, solo l'odore delle frattaglie in busta chiusa che chiunque cerca di infilarci nel cervello, e che, ugualmente insensate, non portano a nulla.

Ricordo Banana Yoshimoto, un suo libro in cui parlava dei pensieri che si fanno durante le notti, e che formano una fitta nebbia che ci sovrasta, e che fanno giungere a conclusioni molteplici e inconsistenti quanto la schiuma.

E poi si dipinge un sorriso anche sulla bocca delle persone più vicine..e poi la gente vuole realtà...e poi tu sei poetica romantica...e poi, e poi in fin dei conti ti sei rotto il cazzo di tutti, è questa la verità.

Vorrei prendere le loro storie pulite, le  loro vite vuotamente felici, felici di un cazzo, e bruciarli, bruciarli insieme ai sentimenti sociopatici delle ventitre e cinquantadue, affinché non tornino più, né loro né gli altri, e poi sparire, come soffione al vento, come zanzara di giorno.

Disperdermi e volare. I sentimenti semplici sono i più stupidi ma sono i più veri, ma invece, (ancora Simone, la sua voce dentro le orecchie come un trillo di campane) noi viviamo nella complessità del complesso. Il problema del nostro tempo, la stupidità che si mette a pensare, la ballata delle iniquità che diventano serie, delle serietà che finiscono nel bidone del riciclo, e tutti a sistemarsi il colletto e la cravatta, il capello davanti agli occhi, il gel sulla tempia o sulle cosce, perchè tutti sono qualcuno, tutti devono rifuggire dal sentirsi persi, e così via durante la giornata, e poi dire che si è stanchi, dirsi che si lavora, che si ha un'esperienza, che bisogna staccare, che senso ha...che senso ha...

Svegliarti e mantenere oltre la tua la pantomima degli altri, della donna che chiede pietà sulle scale con sguardo fiero e provando essa stessa pietà per tutti gli altri sguardi fieri sigillati nelle loro giacche di prada o del cestino delle occasioni... non cambia nulla... non cambierà mai.

Poi in un momento c'è Madrid, un profumo particolare, un accento che ricorda un nonsochè, o forse era Alicante, e poi improvvisamente i tuoi occhi, e una bocca all'ingiù ma solo per abitudine.
Dicono che crescere raffreddi, ma vi mando in culo io per prima, meditava dentro di sè la Tana in tempi che un'altra milonga canterà.