giovedì 14 aprile 2005

Senza Pretese

sigaretta...e sottofondo di el Che...
seduta sul letto nella posa consueta ristò...
i piedi in bilico, su un angolo di mondo...saluto quest'altra giornata, che è volata molto più velocemente di quello ke temevo...
oggi sono più fiduciosa di ieri, sarà per la luce, o per la sensazione di non aver sprecato il mio tempo, sebbene adesso le gambe mi facciano male e il corpo chieda solo di potersi distendere...
il sole oggi ha illuminato le mie ore...e per me, incurabile metereopatica, è stata la migliore medicina...

...e mi sarebbe piaciuto vivere al tempo degli dei giusti e buoni per chiedere ad Apollo di portarlo un pò a spasso io, questo tondo di fuoco, sul carro fatato...per capire davvero se tra gas, elio e materie incandescenti si nasconda l'alchimemica e secolare ricetta per il buonumore....
ero felice oggi, di una felicità fatta di niente,di una partita di pallone tra una lezione di informatica e una di inglese, di una coca cola ghiacciata bevuta per metà, di un gelato abbastanza grande per nascondere la faccia del mio amico di fronte....

uscita finalmente alle 7 e mezza, ma oggi era ankora quasi giorno, e poi ti capita di trovare qualcuno che come te ha solo voglia di digerire una giornata di lavoro e appunti, di fogli bianchi da riempire e manuali da sottolineare, allora molli tutto e ti concedi una mezz'ora di puro stordimento- ma chiamiamolo pure relax- parlando del più e del meno, di chi c'è e di chi se n' è andato purtroppo abbastanza presto per non poter godere ankora una volta del tepore di una sera d'aprile...e ti arrabbi un pò, ma non ci pensi, saluti e ringrazi e si, magari un pensiero ti corre veloce a un paio di occhi che trovi nel volto della tua migliore amika, ti kiedi kome sta adesso, e kosa fa lassù, e in quale dove e quando ti capiterà di reincontrarlo...ma è questione di un attimo, che già rimbalzi in un altro diskorso, sekondo una trama troppo aggrovigliata per kapire da quale nodo siete partiti, e Amsterdam si meskola alle risate, ai soliti diskorsi fatti di nuvole e aria, la maria e gli esami, i viaggi e l'università, e -dove abiti? ma daaaaaai...

poi come perfetti sconosciuti ognuno riprende il suo fardello, salutandocisi con un vago cenno del capo...
finchè soli, ciascuno imbocca la strada che nel Grande Libro è scritto debba prendere, e monadi diveniamo, coi nostri pikkoli e rassicuranti universi dentro i quali invecchiamo piano, pregando di essere il più gentili possibili con le persone che ci circondano.

e il mondo di fuori diviene nulla,
e i nostri miseri anfratti, il mondo.

mercoledì 13 aprile 2005

Sconclusionatamente

stire it up...little darling stire it up...

bob mi mette sempre di buonumore, anche quando ci sarebbe ben poco da ridere...
ma la pace interiore è ormai una chimera, e mi sono stancata di cercarla nelle parole dei saggi o degli anziani...
tutto quello ke ho in mano, la conoscenza che ho cercato nella filosofia e in mille religioni, mi sfuggono in un buco nero che le risucchia...
allora musica, fetta di pane con la marmellata- per non tokkare le merendine!!-...il sapore di dolce in bocca non è sikuramente lo stesso, ma le papille del gusto ringraziano ugualmente- e musica reggae a palla....
ekko la mia medicina per ingoiare l'amaro che non riesce ad uscire dagli occhi già troppo stanchi...

giornata di pioggia oggi.
c'è l'umido e la sensazione di fastidio dentro le scarpe bagnate e i pantaloni umidi fino al polpaccio, ke mi ostino a non accorciare.
c'è il disappunto per una lezione andata male.
c'è la finta fame di una kazzo di gastrite ke si ostina a non passare.

ma ci sono anke due occhi e una promessa.
c'è un ombrello bianco e due figure che passeggiano strette e si baciano, incuranti delle gocce che giocano a saltellargli sulla faccia ogni volta che si fermano ad osservarsi, come se per la prima volta si vedessero.
c'è l'odore dell'erba bagnata, e il suo sapore in bocca.
e immancabili, due labbra incollate ad altre due, a cercare di costruire un pò di sole anche se fa freddo.

torno a kasa e il tempo è lo stesso. La novanta cede a tre fermate da Lotto.
gente che scende e si ferma.
passi sugli scalini.
porta che si chiude, e scrosciare d'acqua su ombrelli che prontamente si aprono.

lungo è il silenzio che precede un atto temuto e agognato insieme.
il cuore sembra non battere, e una sensazione di totale astrazione dalla realtà prende il posto del sentire effettivo.
poi, da un impulso che non sai mai quale fu, tutto torna a circolare, e senza rendermene conto sono davanti ad una chiesa.
per dirGli cosa?
pensavo mentre il cuore mi batteva, peggio che se avessi un colloquio di lavoro.
peggio che se dovessi giustificarmi con mia madre di un ritardo immane.
con chi avrei dovuto giustificarmi?
con Lui, o forse con la mia coscienza mai troppo chiara, il più delle volte intorbidita e sporcata da un qualcosa che tutt'ora non permette di farsi cogliere.
avrei voluto dirgli aiutami, avrei voluto confortarmi e confortarLo, avrei voluto domandarmi e risponderGli..

ma disgraziatamente nemmeno il konforto di kiedere skusa a qualcuno per sentirmi più leggera mi è konsentito dal caso, in questo periodo.

allora ho iniziato a kamminare sotto la pioggia.
in barba all'umido e al torcicollo, ridendo del freddo e giocando kome una bimba a saltare le pozzanghere.
cantando Tracy Chapman, e nel frattempo chiedendo per lo meno skusa a Me, perchè Io ha preso un pò troppo a rimproverarlo negli ultimi tempi.
Ho aperto la porta che la Donna e la Bimba se la ridevano dentro di me, con una komplicità che un pò mi mankava, e ke sikuramente domani mattina si dissolverà appena la luce, filtrando dalla finestra, mescolerà i sogni ancora tiepidi sul guanciale, e ne farà una nebbia informe costretta a salire piano e sparire col nuovo giorno.

e non so domani se sarò Io, o se sarò Me, ma adesso ci addormentiamo insieme, per incontrarci appena sveglie nello specchio e arrenderci in un sorriso.
notte.

martedì 12 aprile 2005

Adagio in re minore

male....
il cielo mi saluta ma è lo stesso di ieri e sikuramente anke di domani, e i tendini tesi tirano e bruciano sotto la pelle...
sarà la malinkonia di giorni bianchi, privi di luce e avvolti da un'atmosfera strana che paralizza anche le idee...torno a kasa kon il kollo piegato, dopo una mattinata passata a prendere appunti per inerzia e per sfuggire al sonno ke si cela ancora sotto mascara e correttore...
ekkomi...
solito kaffè del pomeriggio, solita sigaretta, solito libro di Baricco aperto a rimuginare sempre sulla stessa pagina...
il tempo sembra fermo, ma procede...
e quella strana sensazione d'amaro, ma di una malinconia tra le più dolci ke io konosca mi crea dell'imbarazzo, mentre IO e Me ci perdiamo in domande senza senso e risposte ke non hanno tempo...
oggi nella gola c'è un sapore ke mi riporta alla mia casa, alla mia terra...
raffiche di immagini indistinte di passato e presente frustano i pensieri...e la realtà pare schiaffeggiarmi se solo mi fermo ad osservarla...
non ho mai amato il mare piatto e calmo- lo sento- ma stavolta kiederei senz'altro alla vita di soffiare sulla mia povera barca quel poco ke basti a riprendere la rotta perduta...
sperduta mi ritrovo senza la tua mano...

mi assale il tuo pensiero, e tutte le paure di bimba che ha creduto di aver vissuto troppo e non ha vissuto per niente, cullata dall'incoscienza di un divertimento, beh, oserei dire pascaliano...fiera del suo stare bene soltanto quando le immagini si deformano nel fondo di un bicchiere di vetro...
ed ora che galleggio in questo limbo a cercare di fermare il tempo- o di aspettarlo- faccio solo in modo di non guardare quella verità che conosciamo ormai bene entrambi...
e rabbia diviene la paura...e delusione e disincanto...

ascolto la tua voce dentro il filo ke mi sembra appartenga ad un fantasma...tu...tu che non hai mai avuto una voce così....
tu che quando parlavi pareva declamassi in assemblea- Socrate, amavo definirti-...
dov'è la tua mano calda e sikura...dove la tua voce che recitava versi a memoria con il trasporto e la commozione di chi solo ha letto e studiato per l'amore di sapere...da nessuna brama spinto fuorchè la tua smodata passione per tutto ciò ke, a suo modo, è arte e cuore e sangue e cervello...
e quante volte mi sono fermata a stento, dietro la porta socchiusa della tua aula, a guardarti camminare tra i banchi, tra i "tuoi" ragazzi, a cercare più che di spiegare, di trasmettere e "insegnare"...
e quante volte mi sono vergognata, per non trovare il coraggio di dirti con slancio quanto ammiravo in te , prima del padre, l'uomo e la sua cultura e il suo sapere e la capacità di coinvolgere e spingere verso un sentire comune al tuo...

ed ora sei là...e la tua voce è lontana e afona...e la forza che io dovrei trasmetterti non so neanche lontanamente dove cercarla...mentre tu mi vedi, con gli okki di padre e guida insieme, e la tua mente mi disegna forte e volitiva, sommersa dai libri e coi pugni serrati sulle tempie a cercare di andare oltre, come tu mi hai insegnato...


...e vorrei non deluderti...
ma nebbia e sabbia è quello ke vedo,
interrogando le mie future lune.

lunedì 11 aprile 2005

STRANOaDIRSI

sembra strano ma ci sono dei giorni ke nascono grigi, piatti e stanchi e celano un pikkolo universo fatto di istanti brevi ma vissuti...
kamminare nell'erba, kon l'aria ankora fredda di un aprile ke stenta ad abbandonare il cielo e la pioggia del mese precedente e dare spazio ad un tiepido eppur bastante sole...kamminare mano nella mano, kome due liceali ke hanno marinato la skuola...e i baci acquistano un sapore di frutto rubato, e li consumiamo in fretta, kome se fossero trascorsi istanti eterni dall'alba di stamattina, ke ci ha salutato...
sembra strano ma ekko ke anke il grigio allora non è più poi kosì freddo...e guardi la città intorno kome se per la prima volta la stessi skoprendo...e mi fermo, ad osservare le " kase rosse", una makkia di kolore ke non credevo potesse esistere tra quei palazzi che sembrano disegnati tono su tono sullo sfondo del cielo..il rosso ci avvolge, e kontinui a rakkontarmi di te...e vedo i posti dove sei stato, e dove ora ritorni stringendo la mano di una persona ke, allora, neanke l'immaginazione più fervida poteva partorire...e vallate d'orgoglio e piacere mi allargano il cuore, e ti respiro e ti sento...e sei aria, sei luce...e sei kaldo e pelle tra le mie mani e sulle mie labbra..d'un tratto è kome se la pankina su kui siamo seduti appartenga ad un tempo ke magikamente si ferma..e ci siamo noi, kon i nostri volti e le nostre parole, le nostre risate e i tuoi okki nei miei, ke ci fanno giokare a spekkiarci...
okkiata veloce all'orologio, quanto basta per farmi sussurrare rapido un "andiamo?"...e siamo di nuovo in strada...
il kaffè lo trangugio bollente per cercare di non vedere kon la koda dell'okkio i gelati a cui resisto kome ulisse al kanto delle sirene...e dopo la sigaretta fumata tra diskorsi misti di vekkio e nuovo, bologna e cincillà, mi akkompagni alla metro..e ti guardo, ti guardo kome se già fossi lontano, mentre tutto il mio korpo si protende a salutarti, kome per karpirti quella linfa vitale ke sei il solo in grado di trasmettere...i baci sono stampati e devoti..e il saluto ke segue formale..kome sempre quando dobbiamo fare i konti kon okki di terzi ke si intrufolano taglienti appena dietro le nostre spalle..
sembra strano, ma mentre la metropolitana scivola veloce sotto strade e kase e palazzi e passi della gente in superficie sento ankora il tuo odore nelle nari..e sento il kaldo della tua bella mano kome se ankora fosse sulla mia..piove musica dalle cuffie, e la kanzone mi fa pensare a due korpi ke si avvinghiano e si amano sotto una coltre di coperte mentre fuori il tempo ulula contro la finestra pikkiettando gocce quasi dovesse smettere mai..persa nelle note scendo tardi, e divengo parte del fiume senza storia nè nome, fatto di vite e sguardi ke si inkrociano una sola volta nella vita, mentre attendo il prossimo treno...
risalgo, la musica riparte, il kalore del tuo korpo piano svanisce e allora sokkiudo silenziosa le palpebre per ritrovare i tuoi okki..
sembra strano che nel kamminare verso kasa kon i miei okki puntualmente puntati sull'asfalto, gioko a immaginarti akkanto, kome se nn te fossi mai andato, forzandomi a non sollevare le pupille dai miei piedi per non rimproverarmi di essere a volte troppo sensibile e magari innamorata..finkè nn arrivo a kasa , e mi immergo fino alla testa...arrendendomi alla stanchezza, abbandonata all'acqua ke piano rikopre il korpo..scivola sul ventre kaldo e sul petto..e mi akkarezza il kollo...
finalmente rifletto, finalmente sento anke ke ieri è stata una giornata ke valeva la pena di essere vissuta, finalmente mi sforzo di sentirmi fiduciosa o fortunata, o tutte e due insieme, e non so se ringraziare il destino per avermi regalato la tua luce, o la mia sfortuna per aver fallito almeno stavolta facendoci incontrare per sbaglio...
ma è dagli errori e dal kaso ke nascono le più potenti e inossidabili teorie..
è dal caso ,dagli errori e dal disordine ke il mondo e l'intera esistenza sono stati generati...
sembra strano, ma un errore è stato senz'altro il bacio ke ha permesso alle nostre anime di unirsi e rendersi vicendevolmente omaggio....
chiudo la mia giornata kol cuore ke mi brucia, per le tue parole e per i tuoi sguardi, per quanto ogni volta mi sento viva e sorrido alla vita se solo tu mi akkarezzi una guancia...
sembra strano, ke io non konkluda dicendo che ti amo...ma i termini banali e riduttivi feriskono un orekkio più sensibile ke pesa e misura parole ed emozioni..
e allora mormoro un grazie a mezza voce, e mi addormento kon te negli occhi e nel cuore.