mercoledì 16 febbraio 2011

gioia di vivere

è ciò che manca.
nelle frasi disfatte,
che non suonano a castigliano
né ad argentino
e la sveglia è puntata alle sette,
puntuale come un colpo di pistola.
Per renderti conto che rimproveri negli altri
la tua più grande pecca,
di accettare le cose come un automa,
mentre gli altri macinano le loro vite,
e le spremono, e le vivono,
molto più di come pensi di vivere la tua.
Nel sogno, nell'irrazionale ricerca del contrario
- bisogna contraddistinguersi in ogni caso,
nel bene o nel male-
senza l'angoscia di nessun primato
o per puro ciondolare.
E' l'abitudine o il tempo,
a renderti il can che abbaiaia e non morde,
a stimolarti l'ansia
di assomigliare a qualsiasi altro
pur di addormentarti in tempo
e col sonno leggero
- le ore, si sa, sono poche e malate,
come questo discorso-
oppure è forse il volere
-più di ogni altra cosa-
il voler disconoscere
ogni volta chi si è, cosa si è fatto,
con chi e perché.
Forse una poltrona,
e un etichetta, potrebbero risolvere
l'endemica questione.
Eppure accetti, e non accetti,
e nell'incertidumbre, che degli altri è la pena,
tu trovi finalmente pace,
e il punto interrogativo è coperta e padre,
ad addormentarti l'anima,
stanca della pena e della noncuranza.


* * *
Abbracciami padre,
perché nello scontro,
troverò finalmente conforto.