mercoledì 26 aprile 2006

NoStAlGiA....

io e l'altra metà di me.....

Per te:
ti regalo un sorriso, per quando finirai qua, perso in uno degli internet point di Napul'...

"You're always ahead of the rest
When I'm always on time
You got As on your algebra tests
I failed and they kept me behind
I just gotta get off my chest
That I think you're divine
You're always ahead of the rest
While I drag behind ...."

mi manchi Kalao.
on air: (ovviamente) Placebo: Drag.

domenica 23 aprile 2006

Appunti di viaggio

Sonno, tantissimo..
Stanchezza, a fiumi. 1200 kilometri in treno per quattro volte in una settimana.
Non esiste per noi un pantarei, o il nostro cervello non l'ha registrato.
Non c'è mordente, non c'è slancio, non ci sono gli amici - fisicamente..-
Ci sono solo pile di libri che per quanto interessanti mi tolgono il libero arbitrio di decidere cosa fare e quando e perchè..e merda intorno.
Sul treno conosco Terry, 8 anni e un gatto, viaggia col padre che non ha una lira in tasca e nemmeno il biglietto, la mamma la sente per telefono perchè 5 mesi fa ha deciso di fare le valigie e andare via, per sempre, tornare dai suoi genitori, i nonni che lei non ha mai visto.
La penna sul quaderno, mi meraviglio di quanto possa essere vera la vita, e quanto purtroppo amara, e c'è chi lo ignora, chi ha il coraggio viscido di scherzarci su, e magari ha il culo sul divano di pelle e il conto in banca e mammà che gli porta il caffè a letto ma qua non c'è nulla da scherzare perchè è solo bianco o nero quello che ci sta davanti, vivere l'arcobaleno della luce, o negarlo per sempre, è una scelta che non tutti possono permettersi di compiere da sè.
Terry scoppia il pallone rosa zuccheroso che ho appena gonfiato con un buffo gesto della mano, la guardo e ci facciamo una foto sul telefono, le lascio il mio numero e scendo finalmente dal treno, sono purtroppo o per fortuna a casa.

il viaggio di ritorno invece era più lento e sfiancante. !2 ore e mezzo, una buona metà giornata in cui la tua vita si divide con socnosciuti.
"Procediamo a balzi lenti.
Una gigantesca lumaca il cui viscido guscio sono le centianaia di valigie per terra, i corpi abbandonati e caldi, sudore e puzzo di orina da qualche parte in fondo al corridoio.
Qualcuno che lontano parla, l'eco stridulo della risata di un bambino, non riesco a capire se fanno parte di un vissuto reale o semplicemente sognato.
Nel treno, lungo il corridoio, appoggiato all'ultimo dei finestrini, qualcuno parla al telefono.
Qualcuno che ti assomiglia, e non sa di assomigliarti. Qualcuno che, come te, si può guardare e non toccare.
Qualcuno dal tratto gentile e stanco, lo sguardo lontano. Mi chiedo cosa stia pensando, quali forme gli piaccia guardare e conservare nella memoria del pezzo di mondo che finge di correrci di fianco, dall'altra parte.
Ho sonno, non riesco a chiudere gli occhi.
Qua al lato, invece, due innamorati dormono.
Le loro teste leggermente reclinate in avanti, le mani intrecciate, l'uno di fronte all'altro, mi ricordano una buffa e insolita U.
Ti sto pensando. Incredibilmente.
La paranoia mi assale, sarà il tedio dei chilometri guadagnati a fatica su questa bizzarra carrozza.
Vorrei partire, sto già partendo ma vorrei rifarlo. E' buffo il desiderio delle persone stanche.
Essere sempre in un dove e quando diversi, in ogni istante.
Essere il tempo. O forse, essere e basta.
Qui, ed ora, annullando la paura di domani, senza continuare a prenderci gli ieri a cucchiaiate di miele, ancora più dolce perchè già concluso."

Ora sono di nuovo a Mi. Più in fretta di quello che pensassi.
On air: MK "il Solitario"

mercoledì 5 aprile 2006

Una piccola nota

Chiunque capita nello spazio privato di altri non noti, conformemente alle buone regole dell'educazione, dovrebbe avere la dignità di non dire, o meglio, di fare le sue riflessioni a bocca chiusa e non sparare a zero offendendo senza conoscere la benchè minima motivazione che spinge una persona a scrivere , o ad essere, o a farsi vedere, in un modo piuttosto che in un altro.
Sarebbe come chi, entrando in casa d'altri e si permette di dire che la minestra fa schifo o che i mobili dell'anticamera sono pacchiani e di pessimo gusto- conosco gente che lo fa anche a voce alta, ma è questione di "costume" ed entrare nel merito della questione sarebbe per me contraddittorio per quanto sopra esposto-, dunque essendo questo spazio, benchè aperto, CASA MIA, prego, signori, toglietevi le scarpe e dite almeno buonasera la prossima volta che entrate!
le sentenziosità lasciamole ad altri, per favore, e sui loro proprio spazi, virtuali o non.

Chiunque poi, mosso da non si sa quale passione o moto dell'intelletto, si permetta di generalizzare parlando di stereotipi, è molto poco profondo egli stesso, dal momento che è proprio dell'uomo meno sensibile cercare di vedere la realtà in una sola direzione e in superficie, ricorrendo alle sue tanto amate categorie per definire la personalità di questo o quest'altro perchè altrimenti gli costerebbe tempo ed energia "vedere"; o semplicemente gli risulterebbe troppo difficoltoso .
Prima di obiettare si vada a consultare tutta l'ampia letteratura a riguardo, sugli stereotipi e pregiudizi in particolare, segnalerei- ma ce ne sono moltissimi- giusto Tajfel(1969), uno degli autori che più ha contribuito alla ricerca sugli stereotipi, indi Rosenthal e Jacobson ( 1968) -interessanti gli studi condotti a San Francisco proprio su ragazzi, così l'esempio è più pregnante- .

Aggiungo, caro il mio commentatore, o cara commentatrice, che non occorre andare lontano per avere già una vaga idea di chi sia e di come sia capitato/a sul mio blog, la ringrazio per esserci passata, e ribadisco che se cerca pensieri "miei" il blog -e non solo- ne è pieno, può sfogliarselo con calma come più gli/le piace, questo vale per tutti, ma la prossima volta per lo meno, abbia(te) la compiacenza di non intervenire se non, come si fa in tutte gli spazi altrui, per dire qualcosa di davvero giusto, che non sia dettata dall'ira del momento o da altre cause che ignoro e voglio continuare a ignorare.
E mi raccomando, in italiano ovviamente. (non le sembra uno streotipo lo stesso parlare in inglese? ormai lo fanno tutti, fa molto "easy"...io preferisco citarlo nelle canzoni, ma tot capita, quod sententia...e amen.)
GRAZIE.
Kubalibre.

domenica 2 aprile 2006

Gli uomini che si voltano

Probabilmente
non sei piú chi sei stata
ed é giusto che cosí sia.
Hai raschiato a dovere la carta a vetro
e su noi ogni linea si assottiglia.
Pure qualcosa fu scritto
sui fogli della nostra vita.
Metterli controluce é ingigantire quel segno,
formare un geroglifico piú grande del diadema
che ti abbagliava.
Non apparirai piú dal portello
dell'aliscafo o da fondali d'alghe,
sommozzatrice di fangose rapide
per dare un senso al nulla. Scenderai
sulle scale automatiche dei templi di Mercurio
tra cadaveri in maschera,
tu la sola vivente,
e non ti chiederai
se fu inganno, fu scelta, fu comunicazione
e chi di noi fosse il centro
a cui si tira con l'arco dal baraccone.
Non me lo chiedo neanch'io. Sono colui
che ha veduto un istante e tanto basta
a chi cammina incolonnato come ora
avviene a noi se siamo ancora in vita
o era un inganno crederlo. Si slitta.

Probabilmente non aspettavi che ricordassi proprio questa poesia tra le tante di Montale, probabilmente non volevo ricordarla nenache io . Oppure necessitavo di uno stimolo esterno per compiere il mirabile sforzo.
TU me l'hai offerto, semplicemente, barattandolo col mio religioso silenzio dentro un filo.
Oggi sono una corda, che vibra al tocco di una mano invisibile.
Sono un suono, il più dolce e dimenticato che possa partorire uno strumento.
Sono l'arpeggio di ricordi obliati, troppo stonato
per essere
da voce umana invano accarezzato.
Sono il tempo che hai fermato.

GRAZIE infinite.