mercoledì 13 aprile 2005

Sconclusionatamente

stire it up...little darling stire it up...

bob mi mette sempre di buonumore, anche quando ci sarebbe ben poco da ridere...
ma la pace interiore è ormai una chimera, e mi sono stancata di cercarla nelle parole dei saggi o degli anziani...
tutto quello ke ho in mano, la conoscenza che ho cercato nella filosofia e in mille religioni, mi sfuggono in un buco nero che le risucchia...
allora musica, fetta di pane con la marmellata- per non tokkare le merendine!!-...il sapore di dolce in bocca non è sikuramente lo stesso, ma le papille del gusto ringraziano ugualmente- e musica reggae a palla....
ekko la mia medicina per ingoiare l'amaro che non riesce ad uscire dagli occhi già troppo stanchi...

giornata di pioggia oggi.
c'è l'umido e la sensazione di fastidio dentro le scarpe bagnate e i pantaloni umidi fino al polpaccio, ke mi ostino a non accorciare.
c'è il disappunto per una lezione andata male.
c'è la finta fame di una kazzo di gastrite ke si ostina a non passare.

ma ci sono anke due occhi e una promessa.
c'è un ombrello bianco e due figure che passeggiano strette e si baciano, incuranti delle gocce che giocano a saltellargli sulla faccia ogni volta che si fermano ad osservarsi, come se per la prima volta si vedessero.
c'è l'odore dell'erba bagnata, e il suo sapore in bocca.
e immancabili, due labbra incollate ad altre due, a cercare di costruire un pò di sole anche se fa freddo.

torno a kasa e il tempo è lo stesso. La novanta cede a tre fermate da Lotto.
gente che scende e si ferma.
passi sugli scalini.
porta che si chiude, e scrosciare d'acqua su ombrelli che prontamente si aprono.

lungo è il silenzio che precede un atto temuto e agognato insieme.
il cuore sembra non battere, e una sensazione di totale astrazione dalla realtà prende il posto del sentire effettivo.
poi, da un impulso che non sai mai quale fu, tutto torna a circolare, e senza rendermene conto sono davanti ad una chiesa.
per dirGli cosa?
pensavo mentre il cuore mi batteva, peggio che se avessi un colloquio di lavoro.
peggio che se dovessi giustificarmi con mia madre di un ritardo immane.
con chi avrei dovuto giustificarmi?
con Lui, o forse con la mia coscienza mai troppo chiara, il più delle volte intorbidita e sporcata da un qualcosa che tutt'ora non permette di farsi cogliere.
avrei voluto dirgli aiutami, avrei voluto confortarmi e confortarLo, avrei voluto domandarmi e risponderGli..

ma disgraziatamente nemmeno il konforto di kiedere skusa a qualcuno per sentirmi più leggera mi è konsentito dal caso, in questo periodo.

allora ho iniziato a kamminare sotto la pioggia.
in barba all'umido e al torcicollo, ridendo del freddo e giocando kome una bimba a saltare le pozzanghere.
cantando Tracy Chapman, e nel frattempo chiedendo per lo meno skusa a Me, perchè Io ha preso un pò troppo a rimproverarlo negli ultimi tempi.
Ho aperto la porta che la Donna e la Bimba se la ridevano dentro di me, con una komplicità che un pò mi mankava, e ke sikuramente domani mattina si dissolverà appena la luce, filtrando dalla finestra, mescolerà i sogni ancora tiepidi sul guanciale, e ne farà una nebbia informe costretta a salire piano e sparire col nuovo giorno.

e non so domani se sarò Io, o se sarò Me, ma adesso ci addormentiamo insieme, per incontrarci appena sveglie nello specchio e arrenderci in un sorriso.
notte.

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