martedì 12 aprile 2005

Adagio in re minore

male....
il cielo mi saluta ma è lo stesso di ieri e sikuramente anke di domani, e i tendini tesi tirano e bruciano sotto la pelle...
sarà la malinkonia di giorni bianchi, privi di luce e avvolti da un'atmosfera strana che paralizza anche le idee...torno a kasa kon il kollo piegato, dopo una mattinata passata a prendere appunti per inerzia e per sfuggire al sonno ke si cela ancora sotto mascara e correttore...
ekkomi...
solito kaffè del pomeriggio, solita sigaretta, solito libro di Baricco aperto a rimuginare sempre sulla stessa pagina...
il tempo sembra fermo, ma procede...
e quella strana sensazione d'amaro, ma di una malinconia tra le più dolci ke io konosca mi crea dell'imbarazzo, mentre IO e Me ci perdiamo in domande senza senso e risposte ke non hanno tempo...
oggi nella gola c'è un sapore ke mi riporta alla mia casa, alla mia terra...
raffiche di immagini indistinte di passato e presente frustano i pensieri...e la realtà pare schiaffeggiarmi se solo mi fermo ad osservarla...
non ho mai amato il mare piatto e calmo- lo sento- ma stavolta kiederei senz'altro alla vita di soffiare sulla mia povera barca quel poco ke basti a riprendere la rotta perduta...
sperduta mi ritrovo senza la tua mano...

mi assale il tuo pensiero, e tutte le paure di bimba che ha creduto di aver vissuto troppo e non ha vissuto per niente, cullata dall'incoscienza di un divertimento, beh, oserei dire pascaliano...fiera del suo stare bene soltanto quando le immagini si deformano nel fondo di un bicchiere di vetro...
ed ora che galleggio in questo limbo a cercare di fermare il tempo- o di aspettarlo- faccio solo in modo di non guardare quella verità che conosciamo ormai bene entrambi...
e rabbia diviene la paura...e delusione e disincanto...

ascolto la tua voce dentro il filo ke mi sembra appartenga ad un fantasma...tu...tu che non hai mai avuto una voce così....
tu che quando parlavi pareva declamassi in assemblea- Socrate, amavo definirti-...
dov'è la tua mano calda e sikura...dove la tua voce che recitava versi a memoria con il trasporto e la commozione di chi solo ha letto e studiato per l'amore di sapere...da nessuna brama spinto fuorchè la tua smodata passione per tutto ciò ke, a suo modo, è arte e cuore e sangue e cervello...
e quante volte mi sono fermata a stento, dietro la porta socchiusa della tua aula, a guardarti camminare tra i banchi, tra i "tuoi" ragazzi, a cercare più che di spiegare, di trasmettere e "insegnare"...
e quante volte mi sono vergognata, per non trovare il coraggio di dirti con slancio quanto ammiravo in te , prima del padre, l'uomo e la sua cultura e il suo sapere e la capacità di coinvolgere e spingere verso un sentire comune al tuo...

ed ora sei là...e la tua voce è lontana e afona...e la forza che io dovrei trasmetterti non so neanche lontanamente dove cercarla...mentre tu mi vedi, con gli okki di padre e guida insieme, e la tua mente mi disegna forte e volitiva, sommersa dai libri e coi pugni serrati sulle tempie a cercare di andare oltre, come tu mi hai insegnato...


...e vorrei non deluderti...
ma nebbia e sabbia è quello ke vedo,
interrogando le mie future lune.

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