mercoledì 3 febbraio 2010

Qualcuno lontano piange.

E' notte e stranamente un bambino piccolissimo ha iniziato a piangere oltre il muro della cucina, come se fosse la proiezione di un male interno, a cui non diamo nome perchè anche se nessuno ci creda non ne abbiamo la più pallida, e via dicendo.

Sento il suo pianto e allora devo aprire la finestra, è il personaggio che fa tutto, gli viene fatto notare nel frattempo che ha indossato anche la felpa dal lato sbagliato, come al solito giustificandosi con il non convenzionale e tutte le altre robe che poi critica negli altri quando in questi sono ragionate nel dettaglio, strategie da guardaroba o da rotocalco, ma a chi lo vai a spiegare se non all'esposizione di grucce dai nomi come le vite dei dodici cesari, braccia plastiche che si allungano avide a sorreggere pezze del mercato delle pulci o cimeli dei cestini dei saldi dei saldi, guadagnati tra bionde cellulitiche e mamme identiche.

Il personaggio apre la finestra, ascolta quel pianto e vorrebbe essere di colpo quel suono stridulo, per andare a dormire tranquillo, come il gigante buono del miglio, avendo tolto la pena al più debole, che è l'unica cosa che distoglierebbe dal pensare al suo di male, maledetta o maledetto, questo male che inventandoselo giorno per giorno ha finito col rendere vero, e ora lo guarda e gli solletica lo stomaco e le sacche lacrimali muovendo le emozioni a capriccio, corde dell'anima che pillole e rimedi d'erboristeria hanno già ampiamente contribuito a confondere.

e poi il ricorso ai proverbi delle canzoni, per andare a dormire.
cause a heart that hurt is a heart that works,
no one can take it away from me....
no one can tear it apart...

Nessun commento: