mercoledì 5 aprile 2006

Una piccola nota

Chiunque capita nello spazio privato di altri non noti, conformemente alle buone regole dell'educazione, dovrebbe avere la dignità di non dire, o meglio, di fare le sue riflessioni a bocca chiusa e non sparare a zero offendendo senza conoscere la benchè minima motivazione che spinge una persona a scrivere , o ad essere, o a farsi vedere, in un modo piuttosto che in un altro.
Sarebbe come chi, entrando in casa d'altri e si permette di dire che la minestra fa schifo o che i mobili dell'anticamera sono pacchiani e di pessimo gusto- conosco gente che lo fa anche a voce alta, ma è questione di "costume" ed entrare nel merito della questione sarebbe per me contraddittorio per quanto sopra esposto-, dunque essendo questo spazio, benchè aperto, CASA MIA, prego, signori, toglietevi le scarpe e dite almeno buonasera la prossima volta che entrate!
le sentenziosità lasciamole ad altri, per favore, e sui loro proprio spazi, virtuali o non.

Chiunque poi, mosso da non si sa quale passione o moto dell'intelletto, si permetta di generalizzare parlando di stereotipi, è molto poco profondo egli stesso, dal momento che è proprio dell'uomo meno sensibile cercare di vedere la realtà in una sola direzione e in superficie, ricorrendo alle sue tanto amate categorie per definire la personalità di questo o quest'altro perchè altrimenti gli costerebbe tempo ed energia "vedere"; o semplicemente gli risulterebbe troppo difficoltoso .
Prima di obiettare si vada a consultare tutta l'ampia letteratura a riguardo, sugli stereotipi e pregiudizi in particolare, segnalerei- ma ce ne sono moltissimi- giusto Tajfel(1969), uno degli autori che più ha contribuito alla ricerca sugli stereotipi, indi Rosenthal e Jacobson ( 1968) -interessanti gli studi condotti a San Francisco proprio su ragazzi, così l'esempio è più pregnante- .

Aggiungo, caro il mio commentatore, o cara commentatrice, che non occorre andare lontano per avere già una vaga idea di chi sia e di come sia capitato/a sul mio blog, la ringrazio per esserci passata, e ribadisco che se cerca pensieri "miei" il blog -e non solo- ne è pieno, può sfogliarselo con calma come più gli/le piace, questo vale per tutti, ma la prossima volta per lo meno, abbia(te) la compiacenza di non intervenire se non, come si fa in tutte gli spazi altrui, per dire qualcosa di davvero giusto, che non sia dettata dall'ira del momento o da altre cause che ignoro e voglio continuare a ignorare.
E mi raccomando, in italiano ovviamente. (non le sembra uno streotipo lo stesso parlare in inglese? ormai lo fanno tutti, fa molto "easy"...io preferisco citarlo nelle canzoni, ma tot capita, quod sententia...e amen.)
GRAZIE.
Kubalibre.

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