domenica 23 aprile 2006

Appunti di viaggio

Sonno, tantissimo..
Stanchezza, a fiumi. 1200 kilometri in treno per quattro volte in una settimana.
Non esiste per noi un pantarei, o il nostro cervello non l'ha registrato.
Non c'è mordente, non c'è slancio, non ci sono gli amici - fisicamente..-
Ci sono solo pile di libri che per quanto interessanti mi tolgono il libero arbitrio di decidere cosa fare e quando e perchè..e merda intorno.
Sul treno conosco Terry, 8 anni e un gatto, viaggia col padre che non ha una lira in tasca e nemmeno il biglietto, la mamma la sente per telefono perchè 5 mesi fa ha deciso di fare le valigie e andare via, per sempre, tornare dai suoi genitori, i nonni che lei non ha mai visto.
La penna sul quaderno, mi meraviglio di quanto possa essere vera la vita, e quanto purtroppo amara, e c'è chi lo ignora, chi ha il coraggio viscido di scherzarci su, e magari ha il culo sul divano di pelle e il conto in banca e mammà che gli porta il caffè a letto ma qua non c'è nulla da scherzare perchè è solo bianco o nero quello che ci sta davanti, vivere l'arcobaleno della luce, o negarlo per sempre, è una scelta che non tutti possono permettersi di compiere da sè.
Terry scoppia il pallone rosa zuccheroso che ho appena gonfiato con un buffo gesto della mano, la guardo e ci facciamo una foto sul telefono, le lascio il mio numero e scendo finalmente dal treno, sono purtroppo o per fortuna a casa.

il viaggio di ritorno invece era più lento e sfiancante. !2 ore e mezzo, una buona metà giornata in cui la tua vita si divide con socnosciuti.
"Procediamo a balzi lenti.
Una gigantesca lumaca il cui viscido guscio sono le centianaia di valigie per terra, i corpi abbandonati e caldi, sudore e puzzo di orina da qualche parte in fondo al corridoio.
Qualcuno che lontano parla, l'eco stridulo della risata di un bambino, non riesco a capire se fanno parte di un vissuto reale o semplicemente sognato.
Nel treno, lungo il corridoio, appoggiato all'ultimo dei finestrini, qualcuno parla al telefono.
Qualcuno che ti assomiglia, e non sa di assomigliarti. Qualcuno che, come te, si può guardare e non toccare.
Qualcuno dal tratto gentile e stanco, lo sguardo lontano. Mi chiedo cosa stia pensando, quali forme gli piaccia guardare e conservare nella memoria del pezzo di mondo che finge di correrci di fianco, dall'altra parte.
Ho sonno, non riesco a chiudere gli occhi.
Qua al lato, invece, due innamorati dormono.
Le loro teste leggermente reclinate in avanti, le mani intrecciate, l'uno di fronte all'altro, mi ricordano una buffa e insolita U.
Ti sto pensando. Incredibilmente.
La paranoia mi assale, sarà il tedio dei chilometri guadagnati a fatica su questa bizzarra carrozza.
Vorrei partire, sto già partendo ma vorrei rifarlo. E' buffo il desiderio delle persone stanche.
Essere sempre in un dove e quando diversi, in ogni istante.
Essere il tempo. O forse, essere e basta.
Qui, ed ora, annullando la paura di domani, senza continuare a prenderci gli ieri a cucchiaiate di miele, ancora più dolce perchè già concluso."

Ora sono di nuovo a Mi. Più in fretta di quello che pensassi.
On air: MK "il Solitario"

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