martedì 12 giugno 2007

VOLVER

Non posso abbandonare il mare piatto e calmo per tornare alla tempesta. non posso.
I giorni scivolano troppo rapidi, come la sabbia che stringo nelle mani giocando ad essere bambina, stringendo al petto la pupa di Romi, argentina meravigliosa dalla vita piena di spine, eppure sorride e ti apre il cuore, lei e la sua piccola riccioli indomiti nel vento.
La casa è cambiata ancora, vivo con Marce e Fer, e la tranquillità del giorno, in un appartamento argentino - finalmente, alla fine dell'esperienza- lascia il posto ad una strana angoscia, quando lo sguardo si posa sul rosso verde e giallo dei tamburi, ben ordinati in un angolo del salone, correndo poi al tavolo sempreverde ma non perchè siamo in un casinò, a finire ai poster innumerevoli, macchie colorate del tuo pub favorito sparse sul bianco di una parete a cui manca solo il celeste.
Guardati. Hai la faccia stanca e contenta, e stai iniziando a sentire in bocca l'amaro di tornare dall'altra parte. Cosa ti aspetta oltre quella benedetta lingua di mare che piena di speranza e paura hai superato, sola, nove mesi fa?
Vai via, e la gente non ci crede. Ti dicono che non puoi farlo. Minacce di sequestri e rapimenti per la Tanita internazionale. e il cuore si stringe, a pensare a cosa troverai dall'altra parte. Il nulla. Forse qualche soddisfazione te la regalerà lo studio, gli amici, quelli che sanno vederti donna, quelli che ti hanno dato il buono e il bello della parentesi milanese in una settimana di fine maggio. Gli stessi che, lo sai, non ti abbandoneranno. Gli stessi che ti hanno confessato che la tua capacità di parlare con qualsiasi tipo di gente, indipenedentemente dal colore, razza, età, dignità non è un difetto, non si disprezza. Si ammira, si ricerca, si imita. Sfortunatamente non TUTTI la pensano così. E in quei tutti, aihmè, rientrano un paio di persone a te care, ma che non comprenderanno nè ora nè mai. Già l'odore della frustrazione inizia a sentirsi. Tornerai, e non tutto il mondo sarà disposto ad accoglierti come prima. Sai che probabilmente risulterai scomoda, e non mancherà chi ti darà della fuori di testa. Ma a te tutto questo non importa. Non hai bisogno di amore, nè di affetto e comprensione. Ce li hai dentro, e qui te ne stanno regalando talmente tanto che ti sta nauseando. Il resto è solo strascichio stanco di telefonate di servizio, senza tempo nè voce, hai perduto interesse ma in fin dei conti è meglio così. Che nuovi volti rimpiazzino il tuo, che venga un nuovo amore per un amore stanco a cui tu non sai se regalare ancora vita e forza, o gettare finalmente l'ancora e scendere dalla nave, raccogliendo due anni e mezzo di vestiti rattoppati. A volte fantastichi troppo, e in un ultimo disperato gesto pensi che vorresti un figlio, da lui. Costruirti una vita con esso, qualunque strada prendiate voi due, e non per legare a te l'altro in vincoli eterni di rispetto, no. Semplicemente per avere un ricordo di ciò che è stato, e probabilmente non è più perchè le linee che sembravano perpendicolari non possono incrociarsi che all'infinito, e il tuo tempo, sventurata, infinito non è.
Ci sarebbero altre infinite cose da raccontare (compleanni in spiaggia, e Caceres ) ma ne parlerò quando sarò via di qui, pa que el recuerdo no muera.