lunedì 15 aprile 2013

Lullaby

Le dinamiche familiari,
immobili come un ossimoro.

La particella impazzita,
cosa ne sarà della sua strada.

Si annega, si asciuga.
E i segni sulla pelle, quelli del tempo
o della vita.

E se le cose fossero semplicemente 
così: molli come questa carne.
Come le cosce nello specchio,
come le forme della donnamamma,
nella sostanza ancora infante.

E se riuscissi a contenermi,
a tenermi con me, almeno.
E se finissi domani,
bruciata dal cerchio di fuoco 
per un salto estremo, mal calcolato?

Piccole mani spettinano i pensieri,
e tirano i capelli come campane,
per riportarmi a me, a lei,
a noi. 

giovedì 11 aprile 2013

A te che dormi

Poter riacquistare, per un istante,
il viso dell'infante
un attimo prima di arrendersi al sonno
allungherebbe l'esistenza.

La lotta con la veglia,
per la conoscenza dell'ultimo dettaglio,
quantunque sia forbice, arancio o canovaccio
per noi talmente comune da dimenticarcene.

Il rantolare a picchi, il sapore di latte
dentro il fiato,
la mano tesa, cercando un limite
dentro il contenitore del caso.

E poi il viso, sempre lo stesso:
l'occhio aperto a metà,
 il naso diritto, il torace sollevato,
e sulla bocca di seta
la fiera espressione del soldato.